Fare gli italiani
Contesto storico: “Fare gli italiani”
Il celebre motto di Massimo
d’Azeglio – «Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani» – esprimeva la
necessità di educare la popolazione ai nuovi valori della società
borghese, liberale e moderna.
Difficoltà principali:
• Diffusa ignoranza:
gran parte del popolo, soprattutto contadino, non capiva il significato
dell’unità d’Italia e vedeva la scuola come un’imposizione, simile alla leva
militare.
• Mentalità rurale: i
ritmi della vita contadina non richiedevano lettura, scrittura o calcolo.
• Tensioni nel ceto
dirigente: la borghesia liberale riconosceva l’importanza
dell’alfabetizzazione, ma temeva che troppa istruzione potesse sovvertire
l’ordine sociale.
L’educazione diventava quindi
uno strumento politico e morale per costruire cittadini
consapevoli, legati alla patria e ai valori liberali.
Sosteneva che ordine
sociale e sentimento civico non possono esistere senza un sistema
educativo aperto anche alle classi popolari.
• Il popolo costituisce la
maggioranza della patria: educarlo significa rafforzare la nazione.
• Propone una scuola
differenziata: una per la città e una per la campagna, poiché mentalità e
bisogni sono diversi, anche se lo scopo – la formazione del cittadino nazionale
– è comune.
• L’istruzione deve unire
morale, civismo e competenze pratiche, adattandosi al contesto sociale.
La cultura liberale e democratica:
contesto generale
Il compito educativo
spettava in gran parte alla borghesia liberale
• L’ordine sociale e
il sentimento di appartenenza nazionale potevano nascere solo
da un sistema educativo esteso anche al popolo, non riservato ai
soli ceti abbienti.
• Condannava il pregiudizio secondo cui il popolo sarebbe “incapace di virtù” e “nato per servire”. Il popolo, invece, era la parte più grande della patria, da cui dipendevano la sicurezza e la prosperità del Paese
Cuoco proponeva un sistema differenziato:
• Una scuola diversa per
città e campagna, adattata ai bisogni e alle mentalità differenti dei
contesti sociali.
• L’obiettivo comune restava
la formazione del sentimento nazionale e l’inserimento del
cittadino nella vita civile.
• L’educazione popolare doveva
servire a rendere il popolo partecipe del progresso, pur senza scardinare
completamente l’ordine sociale.
Cuoco fu il primo a concepire l’istruzione come strumento politico di coesione nazionale.
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Il pensiero educativo
Per lui, senza educazione non
poteva esistere un vero popolo libero
• Generale, obbligatoria,
gratuita e laica,
• Rivolta a formare coscienze
morali, capaci di riconoscere i valori nazionali e di
partecipare alla vita democratica.
• Dio era visto come presente
nell’umanità, e la missione dell’uomo era cooperare al progresso morale e
civile del mondo.
• Il patriottismo era la via per giungere all’amore dell’umanità.
Conclusione: la cultura liberale e democratica
• Una nazione unita e
moderna;
• Cittadini consapevoli e
responsabili;
• Una società basata su libertà,
dovere, solidarietà e progresso civile.
• Al centro del suo pensiero c’è
la persona umana.
• Uomo costituito da intelligenza, sentimento e volontà
Obiettivi della psicologia rosminiana
• Perfezionamento morale della persona
• Educazione diffusa, anche tra il
popolo
• Rispetto per l’autonomia spirituale del discepolo, che però va guidata.
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