La cura dell'infanzia e la pedagogia povera

 La cura dell’infanzia e la pedagogia povera


La cura dell’infanzia ha assunto, nel corso della storia, diverse forme a seconda del contesto sociale, economico e culturale. 
In particolare, nei ceti popolari e tra le famiglie povere, l’educazione dei bambini era profondamente legata alle condizioni di vita quotidiane e alle necessità di sopravvivenza. Da qui nasce il concetto di “pedagogia povera”, ovvero un modello educativo non formale, spesso privo di risorse materiali, ma ricco di significato pratico e sociale.

Nelle famiglie borghesi i bambini venivano seguiti da precettori, bambinaie o inseriti in percorsi scolastici strutturati. Per i bambini del popolo, l’infanzia era spesso accorciata, perché si iniziava presto a collaborare nelle attività familiari: i bambini diventavano presto adulti. Già a partire dai sei o sette anni, e a volte anche prima, i piccoli venivano coinvolti nel lavoro domestico, agricolo o artigianale, contribuendo al sostentamento del nucleo familiare.

L’educazione avveniva attraverso l’esempio e l’imitazione. I bambini imparavano osservando gli adulti e svolgendo compiti adatti alla loro età. Non c’erano libri o giochi educativi, ma la vita stessa era maestra. L’obiettivo principale non era l’autorealizzazione del bambino, ma il suo adattamento al ruolo sociale e familiare. I valori trasmessi erano quelli dell’obbedienza, della fatica, del rispetto per gli adulti, della solidarietà tra pari, e della capacità di cavarsela nelle difficoltà.



In molti casi, l’istruzione scolastica era assente o molto limitata, soprattutto prima dell’introduzione dell’obbligo scolastico. Frequentare la scuola poteva significare sottrarre braccia al lavoro familiare, quindi spesso si rinunciava o si frequentava solo per pochi anni. L’analfabetismo era diffuso e tollerato, perché ciò che contava davvero era essere “utili” e “ubbidienti”.

Nonostante la povertà materiale, non si può dire che mancasse del tutto la cura verso i bambini. Essa era però espressa in forme diverse da quelle contemporanee: proteggere significava nutrire, vestire con ciò che si aveva, insegnare un mestiere, evitare pericoli concreti, più che offrire un’educazione affettiva e scolastica come la intendiamo oggi.

Nella pedagogia povera i bambini venivano educati non con i libri, ma con la vita.


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